Questa settimana si celebra in tutto il mondo il giorno della memoria. Sono passati 76 anni dal giorno in cui l’armata rossa fece il suo ingresso nel campo di concentramento e sterminio di Auschwitz, rivelando al mondo il genocidio perpetrato dal regime tedesco ai danni di chi veniva considerato indesiderabile: ebrei per la maggior parte, oppositori politici, rom, meticci, omosessuali e disabili. Uno dei crimini più efferati mai compiuti nella storia dell’umanità. Anche se sono passati molti anni, la maggior parte dei testimoni diretti se ne è andato e l’Europa non sembra correre il rischio che un simile orrore si ripeta, non ci possiamo permettere di dimenticare, perché ricordare il passato è fondamentale per capire il presente.
La tragedia dell’olocausto si è resa possibile non solamente per la ferocia dei gerarchi nazifascisti, ma anche perché dentro la società di allora erano penetrati molto a fondo e diffusamente due sentimenti: il razzismo e l’indifferenza. Il disprezzo per la diversità e la rimozione della loro sofferenza erano diventate istituzione, prassi, normalità.
Vorrei che il giorno della memoria fosse l’occasione per riflettere su razzismo e indifferenza oggi. Vorrei farvi un esempio. Qualche settimana fa in Bosnia è andato a fuoco il campo profughi di Lipa e 1500 persone sono rimaste senza un riparo sotto la neve e al gelo. Una catastrofe umanitaria che ha acceso i riflettori su una vergogna alle porte dell’Europa in corso da tempo. Sono andata in Bosnia, ho incontrato queste persone: la maggior parte di loro sono ragazzi giovanissimi, anche di soli 17-18 anni, che fuggono dalle guerre e dalla miseria a cui sono destinati nei loro paesi. Fuggono cercando un futuro migliore, e rimangono bloccati in Bosnia, paese povero e totalmente impreparato per l’accoglienza, perché l’Europa non li fa entrare. Hanno provato a passare il confine molte volte, ma vengono catturati dalla polizia croata, slovena o italiana che senza chiedergli nulla sulla loro condizione, li riporta in Bosnia, dove sono costretti a vivere in condizioni umanamente degradanti.
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Non sono forse loro gli indesiderabili di oggi? E l’Europa non rimane forse indifferente alle loro sofferenze? Sono indesiderabili perché sono poveri. Agli indesiderabili vengono negati i diritti: nel caso dei migranti, l’Europa arriva a violare le sue stessi leggi, come il diritto d’asilo, pur di non farli entrare. Pochi giorni fa il Tribunale di Roma ha condannato il Ministero degli Interni Italiano per aver respinto illegittimamente un cittadino pachistano.
Una sentenza importantissima, ottenuta grazie all’impegno di chi ha deciso di non rimanere indifferente, monitorando e denunciando le violazioni subite dai migranti, come , nel caso della rotta balcanica, la rete RiVolti ai Balcani.
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Gli indesiderabili sono i diversi da noi: per condizione economica, culturale, fisica. Sono difficili da accettare, è più facile dimenticarsi di loro. Questo equivale a razzismo ed indifferenza. Ricordiamocelo, mentre celebriamo il giorno della memoria.
Biologa, docente e giornalista collaboratrice del Manifesto, Radio Popolare e altre testate indipendenti. Si occupa di conflitti ambientali e solidarietà internazionale.
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