Buono a sapersi. Il glifosato è una sostanza alla base dei pesticidi più utilizzati nella storia dell’agricoltura mondiale. Sono anni che si studia e si parla delle conseguenze del suo utilizzo sulla salute dell’ambiente e dell’uomo. Bene di sicuro non fa: i gravi danni agli occhi umani e la tossicità per gli organismi acquatici sono ormai segnalati in etichetta.
Non c’è accordo invece sui possibili effetti cancerogeni: quindi nonostante enti come l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della sanità (Iarc) lo ritengano probabilmente cancerogeno, in Europa il parere dell’autorità scientifica sulla sicurezza alimentare non ha ritenuto questa posizione sufficientemente supportata da dati scientifici e quindi l’Unione Europea non ha mai bandito il glifosato ma solo, su pressione di varie ONG, ridotto a 5 anni anziché 15 l’ultimo rinnovo dell’autorizzazione avvenuto nel 2017. Una recente analisi scientifica condotta da due noti esperti di genotossicità ha stabilito che i dati scientifici utilizzati dall’EFSA (European Food Safety Authorithy) non erano affidabili. Un fatto clamoroso, abbastanza simile a quanto avvenuto sempre nel 2017, negli USA, dove la Environmental Protection Agency (EPA), massima autorità ambientale americana, è accusata di aver aiutato ad eliminare gli studi sulla cancerogenicità relativi all’erbicida per favorire la potente azienda produttrice Monsanto.
Come minimo l’Autorità Europea dovrà tenere conto di queste nuove scoperte quando, l’anno prossimo, dovrà decidere se rinnovare l’autorizzazione oppure no. Dopodiché sorgono seri e preoccupanti dubbi sull’indipendenza di certe autorità scientifiche.
Se volete saperne di più, questa è la posizione dell’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro:
Biologa, docente e giornalista collaboratrice del Manifesto, Radio Popolare e altre testate indipendenti. Si occupa di conflitti ambientali e solidarietà internazionale.
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