L’Europa dal 29 giugno ha la sua prima legge sul clima. L’obiettivo della neutralità climatica, l’azzeramento del bilancio di emissioni entro il 2050, viene fissato nella legislazione europea. Vengono fissati anche gli obbiettivi intermedi, ovvero una riduzione di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. E poi altre misure, come la misurazione sistematica dei volumi di emissioni di gas serra, l’istituzione di un comitato scientifico consultivo e il monitoraggio delle emissioni di alcuni settori dell’economia che si presteranno a farsi controllare.
Il Presidente del Consiglio Europeo Jean Michel, trionfante, ha commentato “I giovani sono scesi in piazza per chiedere alla UE di agire, e noi lo abbiamo fatto”.
La legge delude i Verdi Europei e in generale gli ambientalisti. Gli obiettivi originari sono stati abbassati, nonostante dal fronte scientifico giungano dati sempre più allarmanti : è di pochi giorni fa l’ultimo rapporto dell’IPCC, il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici, l’istituzione di riferimento mondiale sull’andamento di questa emergenza, nel quale si stima per la fine del ventunesimo secolo un aumento di temperatura che varia da un minimo di 1.5°C a un massimo di 4.5°C, se non di più. Questo è molto preoccupante perché ormai sappiamo, che l’aumento anche solo di mezzo grado della temperatura media del pianeta determina alterazioni consistenti degli equilibri ecosistemici.
Ma dall’altra parte questa legge è un supporto in più a un tipo di azione civile che da qualche anno si sta facendo strada, ovvero gruppi di cittadini che trascinano i loro governi in tribunale per inadempienza rispetto agli impegni presi contro i cambiamenti climatici, e in molti casi vincono, come è successo in Olanda, Germania, Francia, Belgio. Queste cause si stanno moltiplicando, l’Italia ha appena depositato la sua: ora siamo sul piano simbolico/politico, ma volendo essere non dico ottimisti ma positivi, questi passaggi possono essere visti come cenni di quella trasformazione anche culturale necessaria per cambiare la nostra relazione con il pianeta e le sue risorse. Come tanti giovani chiedono.
Biologa, docente e giornalista collaboratrice del Manifesto, Radio Popolare e altre testate indipendenti. Si occupa di conflitti ambientali e solidarietà internazionale.
NO COMMENT