Biancaneve e le fake news

Un giorno la Regina chiese allo specchio “servo delle sue brame” chi fosse la più bella del reame; non poteva essere se non lei, Biancaneve. Poi sappiamo tutti la sua storia: fugge, viene ospitata dai sette nani, viene ingannata e risvegliata dal Principe Azzurro.

Siamo tutti cresciuti con le fiabe, che hanno indubbiamente modellato le idee che ci facciamo su principesse e principi più o meno azzurri.

Recentemente, però, si è scatenata in Italia una fiamma gigante: il bacio di Biancaneve non è consensuale.
Su Instagram (principalmente) e sui giornali hanno iniziato a girare articoli a riguardo, riempiendo naturalmente lo spazio di polemiche.
Si è parlato di “politically correct”, “cancel culture” e censura, e poi si è scatenato il putiferio: “correggere la favola!”, “giù le mani!” insomma un polverone.
La storia, però, è stata subito chiarita.
La fonte di tutto è un giornale locale degli Stati Uniti. Due giornaliste hanno recensito una nuova giostra dedicata proprio a Biancaneve di Disneyland di San Francisco a conclusione del quale era presente il celebre bacio.
Se il bacio non è consensuale, come fa ad essere vero amore?.
Con ciò non volevano attaccare il bacio in sé, ma il concetto dell’amore che c’è dietro e che forse ha suggerito.
Forse non si può amare una persona solo perché il suo bacio ci libera da un incantesimo.
Era una loro semplicissima considerazione, nemmeno così assurda, non una crociata.
Ma allora perché generare un simile polverone mediatico? Forse perché così, parlando a vanvera di situazioni al limite dell’assurdo (cancellare Biancaneve? cambiargli il finale?), si rende ridicola e si toglie forza a una battaglia più che giusta, quella di rendere il linguaggio e quindi il mondo un po’ meno sessista, un po’ meno razzista, un po’ meno violento, in cui si stia tutt* un po’ più a nostro agio. “Politicamente corretto”, dovrebbe significare questo, e soltanto questo. Poter discutere liberamente e pacificamente di una favola che sappiamo a memoria


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