Un giorno, Byron, un giovane ecuadoregno, si è presentato a CasaPace, chiedendo se poteva fare volontariato con noi come alternativa agli arresti domiciliari. Non lo conoscevamo, non sapevamo la sua storia ma abbiamo detto di sì.
Byron ha terminato la condanna, ha trovato un lavoro, si è sposato … È stato il primo di circa 50 persone che hanno seguito lo stesso percorso.
Solo in questo mese, a CasaPace stiamo gestendo contemporaneamente 17 casi di persone che avevano
bisogno di una seconda possibilità. Perché tutti possiamo sbagliare.
La nostra piccola associazione non ha molto lavoro da offrire, quindi abbiamo provveduto a indirizzare le persone interessate ad associazioni vicine a dove vivono o lavorano, che hanno bisogno di volontari: un orto collettivo, una cascina, lavori di imbiancatura, pulizia di una piazza…. Non sempre raccontiamo la loro storia, per evitare pregiudizi.
Questo progetto richiede molto tempo: cercare un servizio, controllare che vadano a farlo, organizzare la documentazione, fare il report finale, interagire con il tribunale, l’avvocato, l’assistente sociale… Lo Stato risparmia una spesa non indifferente. Tenere le persone in prigione costa.
Ma le associazioni di accoglienza devono farsi carico “gratis” di tutto questo lavoro, mettendo tempo, energie, risorse… senza ricevere nessun sostegno economico. Da quest’anno questa attività è affidata ad alcuni volontari dell’Unione Europea, che vengono per un anno da altri Paesi a fare volontariato nella nostra associazione.
Attualmente il coordinatore di tutto è un galiziano molto simpatico, che è molto felice di occuparsene: va insieme a loro a prendere un caffè, litiga con chi deve litigare, è molto organizzato.
Riflettendo insieme sul modo più efficace per incoraggiare altre associazioni ad accettare persone in “Messa alla Prova”, abbiamo pensato che sarebbe stato utile realizzare un video con interviste a vari attori di questo progetto: un assistente sociale, un volontario che ha terminato il suo servizio, uno in servizio, un’associazione…
È stato emozionante sentire direttamente la gratitudine che esprimono queste persone per aver avuto una seconda possibilità, per aver trovato un ambiente accogliente, per aver imparato, aver sviluppato nuove competenze e per aver incontrato persone interessanti e generose, per aver potuto scoprire il mondo del volontariato, in contrasto con la violenza del carcere, per essersi trovati in un contesto in cui non si sentivano giudicati.
Guardando questo video ho pensato che la Costituzione italiana dichiara che il carcere è uno strumento di riabilitazione. In alcuni casi può esserlo, ma raramente.
È importante cercare delle alternative. Il sistema della reclusione mostra in modo sempre più evidente i propri limiti, a maggior ragione in questo periodo di pandemia.
Recentemente abbiamo riflettuto sul concetto di “Giustizia Riparativa“. Ha molto a che fare con ciò che Nelson Mandela ha fatto in Sud Africa, alla fine dell’apartheid (che persona incredibile quell’uomo!), invitando vittime e carnefici a incontrarsi e proponendo che lo Stato si occupasse di Restituzione, Riparazione, Riconciliazione. Una delle tre, o tutte e tre insieme, ove possibile.
Se Byron, 10 anni fa, non ci avesse chiesto di accettarlo come volontario, perché rinchiuso in casa si stava imbruttendo e aveva richiesto e ottenuto una sanzione alternativa, nulla di tutto questo sarebbe nato.
Guardando questo documentario pensavo che quel giorno abbiamo intrapreso un percorso sconosciuto, senza sapere dove stavamo andando, ma perché intuivamo che il sentiero avrebbe potuto avere un significato.
Accogliere e accompagnare le persone che lo richiedono solo perché non c’era alcun motivo per dire di no… E salire il sentiero, anno dopo anno, senza rendersi conto completamente di quanto stava accadendo e scoprirlo oggi, in tutto il suo splendore.
Come se qualcuno ci avesse detto: guardate, fermatevi un attimo e guardate. E abbiamo guardato, dalla cima della montagna, e sotto di noi c’era un paesaggio da togliere il fiato.
E allora mi viene in mente che, vista la fatica per sopravvivere come piccola associazione, ci sta che vi invitiamo a sostenerci perché, come diceva Gandhi: “Il mondo ha bisogno di persone che investano nella Pace tanto quanto altri investono nella guerra“.
Qui potete vedere il trailer del documentario Alternative al carcere: testimonianze per lo sviluppo di una giustizia riparativa. Il documentario verrà reso pubblico nella sua versione completa mercoledì 28 aprile 2021 dalle 20.30 alle 22.00. Seguirà un dibattito informativo sulle alternative al carcere e la loro messa in opera a cui interverranno Mercedes Mas (Coordinatrice di Casapace Milano), Claudia Cospito (funzionaria U.E.P.E. Milano), Roberto Saja di CSV Milano e Laboratorio Nexus. Sarà presente all'incontro anche Pablo Rodriguez, autore del documentario. Modera Margherita Macchi Cassia. L'evento avverrà in diretta su YouTube sul canale di CasaPace Milano, con la possibilità per il pubblico di interagire e fare domande ai relatori.
Spagnola, abita da tanti anni a Trezzano sn (Milano), lavora presso la Casa per la Pace Milano, è un’ecologista incallita, va sempre in bicicletta, cucina con il sole, pianta alberi con i Guerrilla Gardeners, suona la fisarmonica…
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